Articolo pubblicato su Il Messaggero il 30 novembre 2024
Papa Francesco si rivolge ai parlamentari francesi e parla loro del fine vita, sperando che il messaggio arrivi anche ai colleghi italiani dove la questione dibattuta e divisiva del suicidio assistito è arruvata a Palazzo Madama. Stamattina il pontefice ha ricevuto in Vaticano un gruppo di parlamentari francesi e un signifivativo passo del suo discorso è stato dedicato alla difesa della vita e all'utilizzo maggiore delle cure palliative per i malati terminali. «Spero che il dibattito sulla questione essenziale della fine della vita possa essere condotto nella verità. Si tratta di accompagnare la vita al suo termine naturale attraverso uno sviluppo più ampio delle cure palliative. Come sapete, le persone alla fine della vita hanno bisogno di essere sostenute da assistenti che siano fedeli alla loro vocazione, che è quella di fornire assistenza e sollievo pur non potendo sempre guarire. Le parole non sempre servono, ma prendere per mano un ammalato, prendere per mano, questo fa tanto bene e non solo all’ammalato, anche a noi» ha detto il Papa.
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L'argomento è spinoso e da sempre è stato ostacolato dalla Chiesa che nei suoi 2000 anni di storia, ha sempre difeso la vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, con una particolare attenzione alle fasi fragili dell’esistenza. Il no all’eutanasia così come all’accanimento terapeutico fanno parte dell'impianto morale basato sulla difesa della dignità e ai diritti della persona: inguaribile, per li magistero, non vuol dire incurabile. E chi è affetto da una malattia allo stadio terminale come chi nasce con una previsione limitata di sopravvivenza ha diritto ad essere accolto, curato, circondato di affetto. La Chiesa, in pratica, è contraria all’accanimento terapeutico, ma ribadisce come «insegnamento definitivo» che «l’eutanasia è un crimine contro la vita umana».
Al Senato si sono concluse il 26 novembre davanti alle commissioni Giustizia e Affari sociali le audizioni sul disegno di legge sul fine vita. L'esame del provvedimento – in prima lettura – non è ancora partito. Di conseguenza l'approdo in Aula, fissato una prima volta a metà settembre e poi aggiornato a fine novembre, è destinato a slittare ancora. Finora l'iter della legge sul suicidio medicalmente assistito è andato avanti lentamente, colpa dell'alto numero di audizioni (una novantina, chieste per lo più dal centrodestra).
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A breve, forse già la prossima settimana potrebbe iniziare la discussione generale sempre in Commissione. Il primo passo è la definizione del testo base unificato, visto che sul tavolo convivono cinque disegni di legge: due del Pd, a prima firma di Alfredo Bazoli e Dario Perrini; uno del M5s di Elisa Pirro; uno del capogruppo di Avs, Peppe De Cristofaro; e uno di FI presentato da Adriano Paroli. A settembre, dopo il primo rinvio e per evitare che il ddl restasse parcheggiato nelle due commissioni senza una data nel calendario dei lavori d'Aula, l'inizio dell'esame fu spostato a novembre. La soluzione condivisa, viste le spaccature, sembra quasi impossibile anche se per una legge così importante si richiede che il Parlamento converga su una formulazione coerente con la Costituzione, dove il diritto alla vita occupa una posizione centrale. In ogni caso per la prima volta verrebbe introdotta la possibilità a ben limitate condizioni di aiutare a morire chi ne faccia richiesta .