“Siamo tuttavia speranzosi – evidenzia il Presidente dell'Aris – che in questo lasso di tempo il tavolo ministeriale di lavoro, istituito per approfondire l’argomento, giunga alla definitiva abrogazione della disciplina in questione”
Articolo pubblicato su quotidianosanità.it
il 19 dicembre 2024
“Non possiamo che essere soddisfatti, ma restiamo fermamente del parere che una norma che mette all’asta la salute del cittadino non solo debba essere sospesa, ma debba essere cancellata". Così Padre Virginio Bebber, Presidente dell'Aris, Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari, commenta la Legge sulla concorrenza appena entrata in vigore. “Soddisfatti – spiega Bebber – perché è stata accolta la richiesta che avevamo avanzato nel corso dell’audizione in Commissione del 10 ottobre scorso. Mi riferisco naturalmente all’articolo 36 della Legge di Bilancio, che, come è noto, sospende l’efficacia della disciplina in materia di accreditamento introdotta dalla legge 118 del 2022, fino alla fine del 2026”.
“Siamo tuttavia speranzosi – prosegue il Presidente dell'Aris – che in questo lasso di tempo il tavolo ministeriale di lavoro, istituito per approfondire l’argomento, giunga alla definitiva abrogazione della disciplina in questione. Siamo convinti, infatti, che applicare al servizio sanitario una logica di mercato, inadeguata rispetto alla realtà delle strutture sanitarie italiane, comporti evidenti criticità sul piano del diritto alla salute dei cittadini”. Inoltre, secondo Padre Bebber, la previsione di procedure competitive per l’assegnazione degli accreditamenti e dei budget non appare in grado di generare efficienza economica, dal momento che “la remunerazione sulla base di tariffe definite a livello regionale impedisce di strutturare la selezione delle strutture in base agli oneri delle prestazioni a carico del Ssn”. Nel corso della sua audizione, l'Aris aveva sottolineato che l’apertura del mercato da parte di ogni Regione e la messa a bando periodica del budget storico assegnato, senza tenere in considerazione tutte le implicazioni economiche, sociali e occupazionali, oltre che di know-how sanitario, "rischia di favorire l’ingresso dei grandi gruppi internazionali e dei fondi di investimento, pregiudicando, in particolare, la sostenibilità economica delle storiche eccellenze sanitarie non profit, tipiche del mondo religioso, il cui orientamento è dato unicamente dall’assistenza, senza logica del profitto”. Con l’intento di contribuire all’individuazione di “soluzioni non lesive dell’esistente contesto sanitario e socio-sanitario, l’Aris – conclude Bebber – aveva proposto, tra l’altro, di abrogare la normativa prevista dalla Legge sulla concorrenza 118/2022; di modificare il testo del D.Lgs 502/1992 per allentare gli effetti distorsivi della Legge 118/2022, nonché di sospendere l’entrata in vigore delle nuove regole, per avere il tempo necessario per individuare le modifiche normative adeguate”.